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domenica, gennaio 15, 2017

Visioni da Grande Schermo

Con l'arrivo delle festività natalizie l'offerta di proiezioni come di consueto si è arricchita e variegata, tra cinepanettoni, film comici di dubbio gusto, film d'animazione vari e altra "mercanzia" tra cui scegliere cosa godersi comodi comodi su una poltrona di un buon cinema; nel mio piccolo ne ho visti tre:

- Rogue One: Come dice nel titolo "una storia di guerre stellari", una storia fatta da nuovi protagonisti, che si inserisce tra gli episodi 3 e 4 della saga creata da George Lucas, una storia ben costruita e piacevole da seguire, soprattutto se si è un fan dell'universo dei Jedi. Personalmente mi è piaciuto molto, sono uscito dal cinema soddisfatto sia perché ci sono alcune risposte a domande quasi quarantennali, sia perché si ha qualche prospettiva non esattamente positiva sulla ribellione. Spiace un po' per il finale, ma è del tutto coerente con la storia generale della saga. 4 Stelle

- Oceania: La Disney sceglie di raccontare una storia diversa dal solito, fatta d'avventura traendo ispirazione dalla mitologia polinesiana. Vaiana (o Moana in originale) viene scelta dall'Oceano per ritrovare il semidio Maui e restituire il cuore a Te Fiti così da evitare che l'oscurità invada tutto l'oceano. Film movimentato e divertente, con qualche canzone nel più classico stile Disney ma senza la grande storia d'amore, e con molte situazioni divertenti. 4 Stelle

- Sing: Ultimo film di questa carrellata, nasce da un'idea interessante dei creatori di "Cattivissimo Me": in una città di animali antropomorfi (lo stile di Zootropolis ha preso piede) un koala, impresario teatrale, per rilanciare le fortune del suo teatro in difficoltà si lancia nell'organizzazione di un talent show canoro. Tra storie diverse che s'intrecciano, alcune gag e momenti di riflessione, alla fine si esce soddisfatti, nonostante un finale piuttosto scontato. 3 Stelle


giovedì, febbraio 11, 2010

L'altra parte del cielo

L'anno nuovo, per me, è cominciato con la visione di una storia appassionante e per certi versi unica, la biografia di una donna unica che gli Stati Uniti hanno amato, una donna forte, ricca di personalità e di spirito di avventura, che si è fatta rispettare in un mondo ancora dominato dagli uomini.

Amelia è la storia di Amelia Elhart, la prima donna ad aver sorvolato l'Atlantico in solitaria, l'anima negli anni '30 del volo al femminile, promotrice della parità dei diritti tra piloti e pilotesse; una figura particolare e storica per quello che riguarda l'aviazione, ma è soprattutto una finestra sulla sua vicenda sentimentale, sul su matrimonio e sul contrasto tra essere la donna libera che inanella impresa dietro impresa e una moglie nel ruolo inteso all'epoca. Un film che ho voluto vedere per la mia immensa passione per il volo, gli aerei e quanto riguarda l'aeronautica, ben sapendo di andare a vedere una pellicola impostata per essere una commedia romantica, genere che detesto e che evito per quanto mi sia possibile; ma Amelia è davvero una grande storia che merita un sacrificio del genere.

Grazie alla splendida compagnia in cui ero, ho potuto apprezzare appieno e fino in fondo la bellezza della storia tra Hillary Swank (nella parte di Amelia) e Richard Gere (nella parte del marito), storia che decolla praticamente subito (letteralmente) e che non atterra se non bruscamente a Howland Island, seguendo quella che è stata la vita pubblica e privata di Amelia, in alcuni punti struggente, ammirevole e appassionante; non nascondo che mi sono emozionato, che mi sono fatto trasportare dalla storia, rimanendone estasiato, anche se ho avuto l'impressione che alcune parti siano state un po' tagliate con l'accetta e che il film vero sia più lungo di quanto sia stato passato nelle sale. Un film che merita di essere visto ed acquistato nel momento in cui uscirà in DVD... non da soli. 4 Stelle

mercoledì, febbraio 10, 2010

Na'vi in 3 dimensioni

Durante il periodo di silenzio ho avuto modo di vedere ad apprezzare l'ultima opera di James Cameron, il film che ha tenuto lontano il regista di Titanic per almeno una quindicina d'anni, Avatar: Tanta attesa, molta pubblicità, un trailer veramente ben fatto e convincente e soprattutto l'utilizzo di speciali macchine da ripresa (praticamente dei prototipi) per quella che è la vera "novità" del cinema odierno, ossia la visione tridimensionale.

Tralasciando la trama il cui filo narrativo è in tutto e per tutto un clichè, anche se non uno dei più usati (giusto per fare qualche esempio: Pocahontas, Indio, Soldato blu) quello che colpisce è l'impatto e la forza visiva che Cameron mette nel film, roba da lasciarti con la bocca aperta e tenerti incollato alla poltrona per le oltre 2 ore che dura la proiezione; cosa che in 3D si nota molto di più, soprattutto perché gli effetti tridimensionali sono stati usati per le piccole cose, che quasi non si notano: le foglie spostate dal vento, la cenere che cade, alcuni effetti di profondità in certi dialoghi sono realizzati con tale cura da non risultare a meno di concentrarsi. Però mi domando: per ottenere la stessa qualità visiva era davvero necessaria la realizzazione degli effetti in 3 dimensioni?

La visione in 3D non è proprio una novità: ci avevano già provato con Lo Squalo 3-D, nei lontani anni '80 (sigh), ma per parecchio tempo era stato accantonato tutto; Ora, dato che di storie originali se ne vedono sempre meno, che sempre più spesso si traducono in film libri di (dubbio) successo, fumetti, videogiochi, che l'unico impulso davvero creativo viene dalle grandi case di animazione (digitale e non), per portare nuovamente la gente al cinema si è ripreso in mano quella tecnologia che 25 anni fa sembrava fantascienza; ma la mia impressione è che si possono ottenere gli stessi risultati senza necessariamente ricorrere al tridimensionale e Avatar, visto sia in maniera classica che con gli occhialoni, mi ha dato una dimostrazione tangibile del mio pensiero.

Una nota a parte la meritano Sigourney Weaver, sempre splendida e bravissima, Sam Worthington (nelle sue parti da umano), e Stephen Lang (il colonnello) per la grande profondità nell'interpretazione.

Nonostante la doppia visione, Avatar raggiunge soltanto le 3 Stelle.

martedì, febbraio 12, 2008

La Storia di Lucas

Domenica pomeriggio, giusto per non perdere il feeling con il grande schermo di quest'ultimo periodo, sono andato a gustarmi la visione di American Gangster, film di Ridley Scott con la partecipazione del Gladiatore Crowe e Denzel Washington, che racconta l'ascesa, lo splendore e la caduta di Frank Lucas, un criminale che dal nulla ha creato un impero illegale grazie anche alla sua diffusa famiglia, mostrando una New York sporca e corrotta dei primi anni '70.
Anzitutto mi è piaciuta la costruzione della storia, un intreccio tra le vicende di Frank Lucas e quelle del detective Roberts, intreccio che all'inizio non ha senso (apparente), ma che con il proseguio del film si intravede, fino all'incontro (un po' scontato) tra i due; inoltre la storia narrata è molto molto interessante, la carriera di un guardaspalla che diviene uno dei più potenti e ricercati criminali di New York, e che per anni è stato capace di rimanere invisibile di fronte alle squadre Narcotici della polizia; purtroppo il film ha il grosso difetto di essere molto lento nel suo svolgimento, con molti discorsi e poche scene davvero cruente, per quanto siano davvero dure (alcune) da digerire. 3 Stelle

martedì, gennaio 29, 2008

Razzismo all'Italiana

In quello che per me sta diventando un tour-de-force cinematografico, martedì scorso sono andato a vedere Bianco e Nero, regia della Comencini, con Fabio Volo e Ambra Angioini. Premetto che non è nelle mie abitudini assistere a pellicole italiane, perché di solito sono troppo "impegnati" per i miei gusti, però il trailer visto mi ha lasciato una buona impressione e contro ogni aspettativa sono stato io il primo a promuoverne la visione.
Devo dire che il trailer non è stato menzognero e ho assistito ad una commedia leggera su di un tema parecchio delicato, ossia l'integrazione razziale e i conseguenti problemi di diversità culturale e diffidenza, tema portato avanti attraverso una storia d'amore "illegale" che però non sfocia mai in un pesante romanticismo; un po' complessa la costruzione del finale, o meglio, lo trovata inutilmente artificiosa, nonostante il suo messaggio sia chiaro e inequivocabile (sottolineato anche dalla battuta finale).
Nonostante sia un film leggero, le domande non mancano, soprattutto se ci si rende conto di non avere amici di etnia diversa dalla propria; il che in un paese dove l'immigrazione dall'estero è un fenomeno rilevante da giusto una ventina d'anni non è un fatto così strano come lo si vuole far apparire, proprio perché per un'integrazione reale non è passato abbastanza tempo: paesi con più anni d'esperienza alle loro spalle, per quanto ai nostri occhi possano risultare realmente integrati, hanno ancora dei problemi che solo il tempo (ancora una volta) potrà risolvere. 3 Stelle.

martedì, gennaio 22, 2008

Trasposizioni

Sabato sera, in quello che potrei definire un momento di euforia cinefila, ho volutamente partecipato alla visione dell'ultima fatica di Will Smith, Io Sono Leggenda.
Bel film, nulla da dire, la realizzazione è stata ben curata, la trama è avvincente, in molti frangenti è dura e difficile da digerire, non è la classica pellicola da relax perché ha in sè alcune riflessioni decisamente profonde ed evidenziate da piccoli particolari, però ha un grosso, enorme difetto: il titolo.
Ora, chiariamoci: Tecnicamente è fatto bene, se si fosse intitolato Il Sopravvissuto, avrebbe comunque suscitato interesse e maggiore attenzione sulle piccole particolarità, ma avendo scelto come titolo quello di un racconto (lungo) di Matheson, io mi aspetto un certo grado di attinenza con le parole scritte, attinenza che nel nostro caso si esplica con lo stesso nome del protagonista e l'episodio del cane; un po' troppo poco.
Le trasposizioni di libri in film non sono mai state semplici, e non è possibile riportare pedissequamente la storia scritta in quella filmata, degli adattamenti sono sempre necessari; per esempio Il Signore degli Anelli è un'ottima trasposizione, soprattutto perché gli adattamenti non sono drastici e riguardano piccoli dettagli o "mancanze" nella narrazione di Tolkien. Però finchè viene rispettato il contesto del libro senza stravolgerlo si può parlare sulla qualità del film, ma quando questo legame viene a mancare, perché si snaturano storia, protagonista, finale, ambientazione, il giudizio non può che essere negativo. 2 stelle

venerdì, gennaio 18, 2008

Carrellata di Gennaio

Ultimamente nelle sale italiane sono proiettati diversi film per cui il mio interesse è quantomeno solleticato dai trailer visti (Bianco e Nero della Comencini, Cloverfield) che mi riprometto di vedere il prima possibile, altri invece a cui mi hanno portato e che rispetto alle premesse non mi sono affatto dispiaciuti.

Bee Movie è l'ultima creazione in ordine di tempo per quanto riguarda i film d'animazione (sempre più digitale), con il chiaro tentativo di affascinare il pubblico più giovane, anche se non mancano strizzatine d'occhio per gli adulti, fatte tramite battute linguistiche di un certo livello; Nel complesso il film è carino, a differenza di molti altri del suo genere non è stato inzuppato di citazioni e riferimenti ad altri film, anche se la seconda parte del film da l'impressione di essere stata un po' rabberciata; tra l'altro a livello di realizzazione non ha elementi di vero spicco. Fenomenale una battuta nel finale del film. 3 stelle.

Leoni per Agnelli al contrario è un film su cui riflettere: si tratta di tre storie apparentemente slegate tra loro, o meglio due dialoghi (un giovane politico rampante (Tom Cruise) accetta un faccia a faccia con una notissima giornalista (Meryl Streep) e un colloquio tra un professore (Robert Redford) ed un suo studente)e un po' di azione sulle montagne dell'Afganistan; a mano a mano che la proiezione prosegue si intravvedono i legami tra la parte d'azione (che fa da fulcro) e i due dialoghi, lasciando parecchio da pensare su come siano stati condotti 6 anni di guerra. Redford usa il suo dialogo anche per giustificare, per spiegare al pubblico certe sue scelte prese come regista, mentre lascia alle altre 2 storie il dovere di narrare le intenzioni e gli effetti. Peccato che in certi punti sia davvero lento. 3 Stelle

sabato, marzo 31, 2007

In 300 alle Termopili

Venerdì sera sono andato a godermi lo spettacolo proposto da uno dei film da me più attesi: 300, tratto da uno dei fumetti più belli scritti da Frank Miller, bastao su un fatto storico vero, ossia l'impresa del re spartano Leonida che a capo di 300 uomini, addestrati come solo a Sparta erano in grado, ferma sullo stretto passo delle Termopili l'immenso esercito di Serse.

Avendo letto il fumetto, la prima cosa che ho apprezzato è la fedele riproduzione delle tavole disegnate, e non solo per il filo della storia seguito (quasi) disegno dopo disegno, ma anche per la realizzazione dei costumi e dei personaggi (nel limite del possibile), rispettando anche i dialoghi e la narrazione della voce fuori campo; il regista piuttosto che modificare (e così a memoria di modifiche al racconto originale ne ha fatte un paio) ha aggiunto parti non presenti nel fumetto, soprattutto per alleggerire il film che altrimenti sarebbe stato composto da sole scene di battaglia (che per quanto possano piacere alla fine risultano pesanti) allargando la parte della moglie di Leonida.
L'unica nota negativa è nel doppiaggio, troppo scandito, tanto da leggersi bene il labbiale in inglese degli attori, per non parlare della leggiadra e aulica voce sepolcrale che anima le parole di Serse; Per la fisionomia dell'attore non si poteva scegliere una voce meno adatta (per non parlare di una scena che nel fumetto esprime una tensione e un pathos altissimi, mentre nel film con quella voce a Serse...)

Comunque una gran bella realizzazione, se si considera che il tutto è stato girato in studio e "ambientato" grazie alla computer graphic compresi probabilmente alcuni particolari sugli attori

martedì, marzo 20, 2007

La storia del Centauro

Sabato sera ha visto il mio ritorno in una sala cinematografica dopo parecchie settimane di assenza, dovuta soprattutto dallo scarso interesse nel panorama dei film fin qui proposti; la pellicola che si è meritata tanto onore è "Ghost Rider", ennesimo film tratto da uno dei fumetti Marvel più noti delgi anni '80.

Conoscendo il fumetto solo di nome, mi è difficile fare un confronto tra le tavole dipinte e la trasposizione in carne, ossa ed effetti speciali, però posso dire che il film non mi è affatto dispiaciuto; poco riflessivo, le scene d'azione non sono prolungate all'inverosimile, anzi, tendono a essere piuttosto corte, gli effetti speciali curati e ben integrati, il protagonista, a parte la faccia da pesce lesso di Nicholas Cage (ma quella è, e non ci si può fare nulla), ben interpretato e psicologicamente delineato.

La storia, invece, non ha alcuno spunto, abbastanza scontata e senza alcun vero colpo di scena, per quanto piacevole da seguire con alcune piccole perle di umorismo, un film fatto per regalarsi un paio d'ore di relax senza pesanti introspezioni o insormontabili problemi morali, uno spazio per spegnere il cervello assieme alle luci della sala.