mercoledì, febbraio 10, 2010

Na'vi in 3 dimensioni

Durante il periodo di silenzio ho avuto modo di vedere ad apprezzare l'ultima opera di James Cameron, il film che ha tenuto lontano il regista di Titanic per almeno una quindicina d'anni, Avatar: Tanta attesa, molta pubblicità, un trailer veramente ben fatto e convincente e soprattutto l'utilizzo di speciali macchine da ripresa (praticamente dei prototipi) per quella che è la vera "novità" del cinema odierno, ossia la visione tridimensionale.

Tralasciando la trama il cui filo narrativo è in tutto e per tutto un clichè, anche se non uno dei più usati (giusto per fare qualche esempio: Pocahontas, Indio, Soldato blu) quello che colpisce è l'impatto e la forza visiva che Cameron mette nel film, roba da lasciarti con la bocca aperta e tenerti incollato alla poltrona per le oltre 2 ore che dura la proiezione; cosa che in 3D si nota molto di più, soprattutto perché gli effetti tridimensionali sono stati usati per le piccole cose, che quasi non si notano: le foglie spostate dal vento, la cenere che cade, alcuni effetti di profondità in certi dialoghi sono realizzati con tale cura da non risultare a meno di concentrarsi. Però mi domando: per ottenere la stessa qualità visiva era davvero necessaria la realizzazione degli effetti in 3 dimensioni?

La visione in 3D non è proprio una novità: ci avevano già provato con Lo Squalo 3-D, nei lontani anni '80 (sigh), ma per parecchio tempo era stato accantonato tutto; Ora, dato che di storie originali se ne vedono sempre meno, che sempre più spesso si traducono in film libri di (dubbio) successo, fumetti, videogiochi, che l'unico impulso davvero creativo viene dalle grandi case di animazione (digitale e non), per portare nuovamente la gente al cinema si è ripreso in mano quella tecnologia che 25 anni fa sembrava fantascienza; ma la mia impressione è che si possono ottenere gli stessi risultati senza necessariamente ricorrere al tridimensionale e Avatar, visto sia in maniera classica che con gli occhialoni, mi ha dato una dimostrazione tangibile del mio pensiero.

Una nota a parte la meritano Sigourney Weaver, sempre splendida e bravissima, Sam Worthington (nelle sue parti da umano), e Stephen Lang (il colonnello) per la grande profondità nell'interpretazione.

Nonostante la doppia visione, Avatar raggiunge soltanto le 3 Stelle.

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