"Grazie al nuovo servizio BikeMi, nato nel dicembre 2008, i cittadini hanno a disposizione 100 stazioni dove noleggiare 1400 biciclette." Così comincia il paragrafo dedicato al bike sharing, iniziativa che milano ha accolto con un gran sorriso e che sta utilizzando davvero come un alternativo mezzo di trasporto pubblico, e per questo che l'amministrazione è orgogliosa e riporta vari dati sull'uso della bici; bravi ad aver dato un'altra dimensione al trasporto pubblico, bravi ad averla pubblicizzata e spinta a dovere, meno bravi se si va a vedere quello che sul libretto non hanno scritto. Cercando informazioni un po' più dettagliate su come funziona e su come si usa, ho scoperto quella che è una grossa mancanza del progetto Bike Sharing, che è ben evidente ed in neretto: dove sono i 50 Km di piste ciclabili? ma soprattutto alla luce di questo articolo ci saranno mai?
Quello delle piste ciclabili è un problema che la Metropoli Nebbiosa si trascina da decenni, problema che in una città ed in una nazione in cui si è dato un fortissimo sviluppo al trasporto motorizzato non ci si è mai dati la pena di risolverlo, e che la tiene ancora a distanza dal resto dell'Europa, dove invece al trasporto in bici viene dato uno spazio più ampio; basti pensare che una città come Monaco di Baviera sviluppa 350 Km di piste ciclabili... eppure Milano è la prima in Italia per Kilometri sviluppati (mi pare circa un centinaio).
Ad essere onesti, girando per la città, delle nuove piste ciclabili sono state fatte: dall'ingresso del Centro Saini, lungo via corelli e viale Argonne fino a piazza indipendenza, da piazzale Maciachini verso il parco Nord, l'ultima che ho visto (una striscia di vernice gialla e il segno della bici) a costeggiare via Mascheroni nel tratto tra via Pagano e via Pallavicino, quindi non si può dire che il comune non si sia impegnato nella realizzazione di percorsi utilizzabili solo da chi pedala, però è carente nella costruzione di una rete, di un sistema di piste connesse tra di loro che ti permettano di arrivare non dico ovunque, ma almeno di raggiungere i vari quartieri e connetterli tra loro; volendo un embrione di rete si può impostare con poca fatica, prendendo come centro il Parco Sempione (che per tre quarti è circondato da una pista ciclabile), utilizzando come assi le due piste già esistenti, e tracciandone una terza lungo l'asse di corso Sempione, per giungere fino al monte Stella e poi oltre, al Gallaratese e quartieri limitrofi. Finché verranno disegnate e costruite piste che nascono nel nulla, ma soprattutto muoiono nel "nulla" non si riuscirà mai a dare una svolta al trasporto su due ruote
Poi bisognerebbe insegnare ai ciclisti ad utilizzare le piste, ma questo è un altro discorso.
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