Mi accorgo ora che è da troppo tempo che non dedico un po' di spazio su questo diario ad uno dei miei interessi più vivi, ossia alla lettura di quei prodigiosi contenitori di parole e storie che sono i libri; nonostante il mio silenzio e le lunghe pause tra un articolo e l'altro, non ho smesso col vizio della lettura, ormai relegato al viaggio metropolitano da e verso il mio ufficio, il che dilata i tempi e porta la mia colonna di libri (ora spezzata in tre tronconi, altrimenti crolla) ad innalzarsi sempre più, anche se ogni tanto approfitto di tempi morti e serate a vuoto per dedicarmi allo svolgersi di una storia.
Dato il numero di letture interessanti (e non) mi cimenterò in brevi note:
Jonathan Strange & Il Signor Norrel di Susanna Clarke è un pesante tomo di oltre 800 pagine che narra della rinascita della magia in una Inghilterra impegnata nel limitare e combattere la Francia napoleonica, grazie soprattutto ai due signori citati nel titolo; il filo narrativo è interessante, la storia nella sua essenza ben costruita con un intreccio fatto bene, sa essere divertente e segue le tracce di più di un personaggio, peccato che sia stato scritto nello stesso pesantissimo stile ottocentesco in cui è ambientato il tutto, il che rende la lettura poco agevole e lo svolgimento della storia estremamente lento.
La Tavola Fiamminga del signor Perez-Reverte, invece, si è dimostata una lettura agevole e molto interessante, un giallo per nulla scontato con parecchi risvolti e colpi di scena; il tutto comincia quando Julia, una giovane restauratrice, lavorando su un quadro fiammingo che riproduce una partita a scacchi, riporta alla luce un'enigmatica scritta: "QUID NECAVIT EQUITEM?" un indovinello lasciato come traccia per risolvere un assassinio avvenuto 5 secoli fa; da qui la protagonista e il suo "padrino" Cesar decidono di risolvere il mistero ingaggiando uno scacchista abbastanza abile da ricostruire la partita rappresentata sul dipinto... non fosse per alcuni omicidi che gravitano attorno a Julia, il romanzo si sarebbe fermato a pagina 50 circa. Ripeto, bel libro, ben fatto con buone idee e dei veri colpi di scena, l'unico appunto che posso fare riguarda Munoz, ossia lo scacchista che pur essendo importante nella trama risulta abbastanza piatto, e poco verosimile... faccio fatica a credere che un giocatore di scacchi rinunci a vincere per dimostrare la propria bravura. E io avrei mosso il pedone in a7.
10 Little Niggers è uno dei più famosi romanzi della regina del giallo, Agatha Christie, e uno dei pochi non collegati ai suoi protagonisti più acclamati. A parte la traduzione del titolo politically correct (10 piccoli indiani, ma anche il titolo originale ha creato un po' di scompiglio per quanto derivi da una vecchia filastrocchia) il racconto non è malvagio ed è una buona dimostrazione del perché ancora oggi la creatrice di Poirot e miss Marple sia considerata la migliore; anche se a dire il vero il finale mi lascia perplesso, in quanto l'indizio per arrivare all'assassino è decisamente labile, praticamente non intuibile e non permette di scoprire il colpevole prima dell'ultima pagina, il che per un giallo da un certo punto di vista, quello della sfida al lettore, è un piccolo difetto.
In questo periodo di letture ho preso, letto e concluso anche Oceano, Mare di Alessandro Baricco: un ammasso di fogli incollati ad una copertina semi-rigida pieno di parole per lo più inutili, con una storia decisamente scarna nel suo svolgimento e piuttosto lineare, condito da personaggi senza alcuna profondità e a volte ridotti a macchiette o addirittura a ombre di persone. delle 200 pagine, di storia vera ce ne saranno più o meno una cinquantina scarsa, il resto inutili descrizioni, inutili dialoghi che nulla hanno a che fare con la storia narrata. L'unica cosa apprezzabile è il Prof. Bartleboom (a parte la storia principale) che quantomeno mi ha fatto sorridere col suo modo imbranato di muoversi nel mondo.
Ultimo in ordine di comparizione è L'Ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafon, un altro bellissimo libro che ho avuto il piacere di leggere; ambientato in una Barcellona sotto il dominio del regime franchista, al piccolo Daniel capita tra le mani l'ultima copia de 'l'ombra del vento' di un certo Julian Carax la cui storia lo avvince così tanto da volerne sapere di più... da qui comincerà un'avventura per le vie della città catalana piena di sorprese, con un intreccio che segue più fila e sviluppa le vicende personali di Daniel con la storia di Julian Carax. Una buona lettura, agile, coinvolgente, che non da la sensazione di avere parti di troppo (a mente fredda, in effetti, alcuni pezzi, pochi invero, potevano essere tralasciati), con un finale ben costruito anche se forse un poco scontato, mi è piaciuta soprattutto la caratterizzazione dei personaggi, non solo Daniel, suo padre e Fermin da Torres, ma anche i personaggi secondari sono ben delineati con una certa profondità.
Concludendo, l'unico libro che sconsiglio vivamente è Oceano, Mare, l'opera di Susanna Clarke se non siete molto pazienti coi libri, gli altri sono vivamente raccomandati.
mercoledì, giugno 11, 2008
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2 commenti:
non ho letto nessuna delle tue letture primaverili...però "L'ombra del vento" mi incuriosisce.
Noooooooo mi hai distrutto il libro di Susanna Clarke.
Eppure volevo compralo... vabbè di te mi fido.
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