martedì, aprile 17, 2007

Leggenda di un Marinaio

Mentre completavo la lettura del libro sulla pallacanestro, data la mole lasciato per le ore serali, nel mio tragitto casa-lavoro ho dato una sfoltita alla colonna dei libri da leggere (che però invece di diminuire, continua a crescere...) dando fondo ad una serie di romanzi a fumetti, ideati, disegnati e scritti da Hugo Pratt con protagonista il suo personaggio più conosciuto, Corto Maltese.

Mi sembra alquanto superfluo spiegare chi sia Corto Maltese (un avventuriero, capitano pirata, cercatore di tesori, uno dei pochi gentiluomini rimasti) o fare l'elogio del genio dello scrittore veneziano, scrittore e non disegnatore, perché le storie che intesse con i suoi disegni e i suoi dialoghi sono dei veri romanzi d'avventura, dei racconti pieni che si affidano al tratto della matita molto più che alle parole scritte da una macchina; Nei tre "romanzi" letti ("Una Ballata del Mare Salato", "Cortesconta detta Arcana", "La Casa Dorata di Samarcanda") ho trovato dei bei personaggi, non sempre completamente approfonditi, ma per nulla piatti,tre romanzi d'avventura dove Corto si imbatte spesso con le sue due facce (Il Pirata e il Gentiluomo) senza farne però un'anima combattuta tra due vie; molto più lineare il suo amico e nello stesso tempo nemico Rasputin, che lo accompagna (spesso mal volentieri) nelle sue avventure, un uomo dalle idee chiare quanto il suo egoismo e spietato quanto la sua avarizia.

Una cosa detestabile dello stile di Pratt, del modo di condurre la storia, sono i salti, i cambi di scena senza alcuna didascalia,senza alcuno studio dell'impaginazione, del dove la tavola comparirà nell'incessante volgere di pagine(come si impara leggendo gli sketcbook di altri autori più "disegnatori"), che a volte ti lasciano l'impressione di aver perso qualche pezzo per strada, un "vizio" che però rende le sue opere ancora più vicine ai romanzi, che ai fumetti.

lunedì, aprile 16, 2007

Parliamo (Ancora) di Basket

Sì, lo so, in quest'ultimo periodo sono monotematico, ma sono cose che capitano, soprattutto quando hai appena finito un libro che parla di una delle tue più sfrenate passioni; "La Leggenda del Basket" di Mario Arceri (giornalista sportivo del corriere dello sport-stadio, un quotidiano a diffusione nazionale con sede a Roma) e Valerio Bianchini detto il Vate(r) (allenatore di lungo corso e successo, soprattutto negli anni '80) è un buon libro che fa un'ampia panoramica sulla storia di questo bellissimo sport, nato dal genio del signor Naismith e che nel tempo ha saputo conquistarsi popolarità e pubblico, tanto da diventare il secondo sport di squadra in italia e il primo nel mondo per diffusione e numero di appassionati.

Panoramica che finché rimane sul generico è anche fatta bene, racconta con sufficiente precisione come sono stati gli inizi, lo sviluppo del gioco in america ed in Europa, da un quadro generico della situazione in cui lo sport si sviluppa e ne marca i punti più salienti, ma nel momento in cui intende scendere nei particolari un po' scricchiola, soprattutto per la scelta dei temi approfonditi, spesso non coincidenti con le storie più gloriose delle nostre squadre; ad esempio si parla ben poco di quello che è stata l'Olimpia Milano (e in generale il basket lombardo, con l'eccezione di Cantù dove però il Vate(r) ha vinto uno scudetto) nella pallacanestro italiana, mentre si sottolinea l'esperienza a Roma dei primi anni '50, o si da importanza al giro delle poltrone effettuato a livello di federazione, cose che per lo sportivo medio non hanno rilevanza, soprattutto quando non hai un numero infinito di pagine; Sinceramente avrei preferito una diesamina più particolareggiata, 5-6 pagine per campionato raccontandone l'andamento e i giocatori di spicco, sottolineando poi eventi clamorosi (come lo scudetto a Pesaro, le vittorie nelle coppe Europee, le medaglie alle Olimpiadi) anche se mi rendo conto che non si possa parlare di tutto e che l'ambiente e l'estrazione dei due autori abbia portato a scegliere quali temi approfondire.

sabato, aprile 14, 2007

Il Balsamo della Vittoria

Mercoledì scorso si è giocata la terza partita del campionato PGS per il ForumolimpiaTeam contro l'Azzurra Albiate, una formazione che abbiamo già incontrato nel torneo invernale; ragazzi giovani che difendono prevalentemente a uomo e portano molta pressione sul portatore di palla, con un paio di elementi di spicco con un buon tiro.

Partenza fulminante della squadra di casa che con un'accorta difesa, una buona circolazione di palla e soprattutto molte giocate sotto canestro e in penetrazione costruisce un importante vantaggio disorientando gli avversari (11 - 0) e costringendo il loro allenatore a chiamare Time-out: un paio di aggiustamenti in difesa e il primo quarto termina con 7 punti di vantaggio (22-15); il secondo quarto mette in evidenza il valore dei nostri avversari, che rimediano un po' alla triste prestazione al tiro del primo quarto, senza però essere capaci di arginare il nostr gioco e mantenendo praticamente inalterato il distacco (38-30).

Alla ripresa dalla pausa lunga sono i nostri avversari a metterci in difficoltà, riuscendo finalmente a battere quasi sistematicamente la nostra difesa, mentre la nostra fin lì florida produzione offensiva si riduce considerevolmente, permettendo ad Albiate di tornare sotto e recuperare ina partita che sembrava entrare nei binari di un dominio da parte nostra (46-48); mai sopra i 3 punti di vantaggio, i nostri avversari non sono capaci di scappare per far loro l'incontro, e grazie ad una maggiore attenzione difensiva (oltre che l'isolamento dei loro elementi più pericolosi), riusciamo a riprenderci il vantaggio e l'inerzia della partita, chiudendo l'ultimo quarto con ben 70 punti segnati (a 60).

Siamo stati bravi, abbiamo difeso bene e fatto girare bene la palla in attacco, a parte il momento no del terzo quarto, ma di fronte ai due punti sono cose che passano in secondo piano, come la mia prestazione della serata: numeri a parte (un solo tiro da tre sbagliato e nient'altro) non sono contento di come ho giocato; non che abbia giocato male, ma finita la partita ho avuto la netta impressione che avrei potuto dare o fare qualcosa di più, che avrei potuto portare il mio mattoncino nel conseguire la vittoria come hanno fatto TUTTI gli altri, comunque nulla di tragico o di irreversibile, solo la sensazione di non aver dato nulla nella vittoria.

Sarà per la prossima (Mercoledì 18 Aprile contro la Polisportiva Vedanese)

martedì, aprile 10, 2007

Rush Finale

Mancano ancora 7 partite alla conclusione della stagione regolare per il campionato italiano di serie A, 7 giornate in cui verranno decisi gli accoppiamenti per i play-off che quest'anno si preannunciano ancora più combattuti degli scorsi anni, anche perché la sola Siena ha dimostrato una potenza e una concretezza difficilmente contrastabili; Roma dopo gli ultimi acquisti sembra aver messo ordine nel suo caos ed ha infilato una serie positiva di vittorie, risalendo posizioni su posizioni fino a giungere al secondo posto in co-abitazione con l'Olimpia, mentre l'altra Virtus ha smesso di fare il treno ad alta velocità ed ha perso molto terreno, scendendo al quarto posto.
Dietro ai primi quattro le altre due lombarde, una (Varese) che mantiene la propria posizione guadagnata già dalla fine del girone d'andata, l'altra (Cantù) che ha aggiustato il gioco e inserito una serie positiva, rendendo il proprio palazzetto un vero fortino, e Napoli, che ha passato un momento di crisi e non è detto che ne sia uscita del tutto. In fondo a contendersi l'ultimo posto utile le rivelazioni Montegranaro e Scafati assieme a Biella, con l'altra squadra di Bologna lievemente svantaggiata ma ancora in grado di rientrare nei giochi; tuute queste aiutate dalla penalizzazione subita da Treviso per aver tesserato un giocatore in più del consentito (e non si parla di un giocatore qualsiasi, ma di Lorbek, che adesso a Roma sta facendo la differenza).

L'ultima partita dell'Olimpia porta a ben sperare per il raggiungimento del secondo posto, dato che il primo, a meno di un crollo verticale dei biancoverdi toscani, è irraggiungibile: un gioco non esaltante, con alcuni minuti di non-difesa ed un piano d'attacco che si è rivelato giusto per l'occasione (vista la difesa di Bologna) ma che non può essere sempre così, ma l'applicazione messa in campo dai ragazzi è stata tanta; duri, concentrati, senza enormi "dormite" in campo, un segnale positivo dopo aver assistito, la partita prima, ad una perdita completa della bussola sia offensiva che difensiva.

Probabilmente è il clima di casa a farci bene, tanto è diversa la squadra fuori dalle mura amiche del Forum, e visto che abbiamo ancora 4 partite a Milano (contro solo tre trasferte, di cui 2 molto difficili), non dovrebbe essere un problema mantenere la seconda posizione; però credo sia importante mettere la stessa applicazione mentale in tutte le partite, altrimenti non si arriverà a nulla, come al solito in questi anni.

domenica, aprile 01, 2007

Coloni a Catan

Ogni tanto nel panorama della letteratura fantasy esce qualche idea strana o quantomeno bizzarra, che prende la sua ispirazione non solo dalla mente dell'autore ma anche da altre fonti: Lo stesso Tolkien per Il Signore degli Anelli spesso ha preso lo spunto dalle canzoni raccolte nell'Edda, ma non mancano libri ispirati da giochi di ruolo (La saga di Drizzt) o anche da semplici evoluzioni del nostro mondo.

Giusto oggi ho finito di leggere un romanzo che ha alla sua base uno dei giochi da tavolo più recenti e di successo, "I Coloni di Catan", creazione di Klaus Teuber, un distinto signore tedesco che vive creando giochi semplici che richiedono attenzione, sagacia, pianificazione, un po' di fortuna e tanta tanta tanta capacità gestionale; il suo gioco di maggior successo si svolge su di un'isola disabitata che i giocatori devono colonizzare, cercando di espandersi per ottenere dalle ricche terre di catan le materie prime necessarie per il sostentamento e lo sviluppo della propria comunità, commerciando od ostacolando gli altri giocatori anche loro tesi a progredire.

Il romanzo narra le vicende dei primi coloni, una comunità di Vichinghi che decide di abbandonare la propria fredda e povera terra alla ricerca di un luogo migliore dove vivere, che si concretizza nell'approdare sulle terre di cui narra una vecchia canzone; piacevole da leggere, lungo (oltre 600 pagine), ma senza mai decollare, il libro rimane molto attinente a quelli che erano gli usi e i costumi dei Vichinghi cercando di riportarne la veridicità su di una storia di pura fantasia, senza però mai un'apice o un momento realmente intenso: descrive con perizia le difficoltà e l'evolversi della piccola colonia, dando anche un volto ed un motivo a certe presenze del gioco, offrendo tra l'altro diversi punti di vista da parte di diversi personaggi.

A differenza di molti altri romanzi, non c'è un eroe designato, ma alcuni uomini con i loro pregi e i loro difetti, nessuno totalmente buono o cattivo, e forse questo rende il libro più interessante di quanto la trama in se e per sè possa fare; comunque una buona letura per passare il tempo, anche senza essere appassionati al gioco.